Foto di una conferenza sul trading tenuta da Luana Velardo
Luana Velardo
Preparatrice Mentale

Obiettivo, aspettativa o desiderio?

10/2/25

“Voglio migliorare nel trading.” Sembra un obiettivo, ma è solo un desiderio. Senza una strategia chiara, rischia di restare un sogno irraggiungibile. Un vero obiettivo deve essere specifico, misurabile e accompagnato da un piano d’azione concreto. La differenza tra desiderio, aspettativa e obiettivo è fondamentale nel trading e negli investimenti: chi si affida a speranze vaghe finisce per restare bloccato, mentre chi formula traguardi precisi costruisce un percorso di crescita solido.

Ipotizziamo che tempo fa ti sei dato questo obiettivo: “voglio migliorare nel trading”.

Passa il tempo e non migliori – a questo punto potresti incolparti di non essere all’altezza, o di aver sbagliato o, peggio ancora, che sia colpa di chissà chi o chissà cosa.

Invece la verità è che avevi preso “lucciole per lanterne” e quello che ti passava per la testa non era un obiettivo, ma un desiderio.

Un obiettivo, per essere tale, deve avere delle caratteristiche specifiche, che lo differenziano da sogni, speranze, aspettative o desideri.

Un obiettivo rappresenta un traguardo concreto e misurabile che ci si impegna a raggiungere - è chiaro, definito, sfidante ma al tempo stesso raggiungibile, e deve essere accompagnato da un piano di azione.

“Accumulare un capitale di 100.000 euro in dieci anni” è un obiettivo: ha un parametro numerico, una scadenza temporale ed è possibile costruire una strategia per arrivarci – se l’obiettivo è chiaro e la strategia no, la strategia si può costruire ma, se l’obiettivo non è chiaro, la strategia non potrà mai esistere.

Un trader/investitore deve porsi obiettivi specifici e misurabili, come ad esempio “ambire ad un rendimento annuo medio del 7%, o a un drawdown massimo del 10%” - questi parametri ti indirizzano nel costruire una strategia e una tattica e a valutare se stai procedendo nella giusta direzione, così da poter aggiustare il tiro se alle valutazioni intermedie riscontri che stai andando fuori strada.

L’aspettativa, invece, è ciò che ci aspettiamo che accada, spesso sulla base di esperienze passate o convinzioni personali. Non ha necessariamente una scadenza o un piano, ma può avere il potere di condizionare il tuo modo di agire.

Per esempio, se ti aspetti di ottenere un rendimento del 10% ogni anno, questa aspettativa influenzerà le sue decisioni di investimento. Le aspettative giocano un ruolo cruciale nella gestione delle posizioni: se ci si aspetta che un certo titolo continui a crescere a un ritmo costante, si potrebbe essere tentati di tenere una posizione aperta troppo a lungo - per questo è importante riconoscere quando le aspettative non sono supportate da dati concreti.

Il desiderio è qualcosa di ancora meno strutturato: è una speranza che si vorrebbe vedere realizzata, ma non si fa nulla di concreto per raggiungerla, se non aspettare che una forza esterna agisca in nostro favore. 

Per esempio, “voglio diventare ricco” è un desiderio: non c’è un termine temporale, né un metodo stabilito per realizzarlo; può sì motivare alcune azioni, anche se in modo più emozionale che razionale, dunque inefficace.

I desideri, come quello di “diventare finanziariamente liberi”, possono essere il motore iniziale che spinge una persona a impegnarsi. Tuttavia, se i desideri non vengono trasformati in obiettivi concreti, rischiano di restare sogni irraggiungibili. È cruciale non lasciarsi guidare esclusivamente dai desideri, ma piuttosto usarli come ispirazione per stabilire traguardi realistici.

Nel mondo del trading e degli investimenti avere chiare queste differenze ha un valore pratico fondamentale per distinguere chiaramente tra ciò che si desidera, ciò che ci si aspetta e ciò che si pianifica.

In qualità di coach di trader e investitori, mi sono spesso imbattuta in questa richiesta “Voglio diventare glaciale, voglio eliminare le emozioni e diventare come una macchina da guerra. Come faccio?

Visto che non sei un robot, non puoi farlo.

Un’alternativa più realistica potrebbe essere piuttosto riformularlo con “voglio imparare a rimanere calmo e focalizzato anche quando visualizzo i loss”.

Chi vuole eliminare le emozioni, parte dalla convinzione (disfunzionale) che le emozioni siano un male da debellare e che, una volta tolte di mezzo, la glacialità porterà alle performance tanto agognate. 

Quello che possiamo fare, essendo umani, è piuttosto imparare a riconoscere come e quando le emozioni nascono in noi, che effetti provocano, come contenerle, come gestirle e come fare per non fare prendere loro il sopravvento prima, durante e dopo l’operatività.

La persona più razionale non è quella priva di emozioni, ma è quella che ha saputo integrare al meglio la propria componente emotiva con la propria componente cognitiva e che è più consapevole di come funziona nella sua relazione con sé stesso, con gli altri e con l’esterno.

Se impari a riflettere su come pensi, sarai più facilmente in grado di rintracciare i tuoi inevitabili errori di ragionamento. Non basta studiare logica per essere logici, ma occorre studiare il ragionamento logico e imparare a ragionare prima ancora che imparare il contenuto dei ragionamenti.

A scuola ci hanno insegnato principalmente cosa apprendere e ci hanno dato delle risposte, ma non ci hanno insegnato come si apprende e come porci le domande più utili e funzionali a fronteggiare la complessità del mondo che ci circonda. Se non riesci a guadagnare operando in Borsa o se continui a perdere, nonostante studi, ti impegni e investi in formazione, come minimo non ti stai facendo le giuste domande e non hai chiari i tuoi reali obiettivi.

Se non hai ancora ottenuto risultati soddisfacenti, facilmente rientri in uno di questi casi:

1.    non hai un obiettivo, ma qualcosa che assomiglia di più a un desiderio o a una speranza

2.    hai un obiettivo, ma non è accompagnato da una strategia e da una tattica. Le buone intenzioni da sole non sono sufficienti: per arrivare a un traguardo, devi sapere che percorso prendere e quali azioni concrete attuare step by step, considerando tutti gli aggiustamenti del caso.

3.    hai un obiettivo, ma non è abbastanza motivante, come ci spiega la teoria della motivazione di Edwin Locke e Gary Latham. Se l’obiettivo è percepito come troppo facile, non ci gratifica e lo abbandoniamo, mentre se invece è difficile (ma non troppo!), tendiamo a lavorare duro per raggiungerlo.

Ti lascio 3 esempi di obiettivi malposti e 3 possibili riformulazioni:

  • Voglio recuperare le perdite” può diventare “voglio ridurre le minusvalenze di x entro la data y
  • Non voglio più perdere” può diventare “voglio impostare un piano in cui il massimo rischio che sono disposto a correre per ciascuna operazione è pari a X% o X€ in valore assoluto” – e va anche smontata la presupposizione di fondo, cioè che non sono contemplate perdite ed errori
  • Voglio vivere di rendita”: in questo caso vanno analizzati i numeri nero su bianco, le azioni da compiere e verificare se sono già presenti le competenze tecniche e mentali richieste. Se non ci sono, si creano.

“Se non ha una scadenza, non è un obiettivo”