Foto di una conferenza sul trading tenuta da Luana Velardo
Luana Velardo
Preparatrice Mentale

La prima chiamata a un coach

28/2/25

Quando è il momento giusto per iniziare un percorso di coaching? Se te lo stai chiedendo, probabilmente sei già a metà strada. L’indecisione è normale, così come le resistenze al cambiamento. Il punto di svolta arriva quando la motivazione interiore diventa più forte della procrastinazione: può accadere gradualmente o per effetto di un evento che rompe gli equilibri. Il coaching non è una formula magica, ma un processo che parte da una decisione consapevole. Se senti che qualcosa non funziona più e vuoi migliorare la tua gestione delle emozioni, della performance o delle scelte, potresti essere già pronto a fare il primo passo.

Quando è il momento giusto per iniziare un percorso di coaching?

Chiamo o non chiamo?

Dal primo momento in cui uno comincia a farci un pensierino a quando realmente si attiva per chiamare un coach professionista, c’è una fase più o meno lunga costellata di indecisioni più che legittime, che si possono sintetizzare in una parola: resistenze.

Qualunque sistema cercherà sempre di difendersi (è il principio dell’omeostasi), non importa se funziona o no, ha comunque un suo equilibrio ed è ostile a qualunque tentativo di modifica.

Ci si può chiedere se sarà tempo speso bene, se saranno soldi investiti bene, se l’impegno profuso darà i suoi frutti, ma queste sono il più delle volte dei dubbi che nascondono altro.

Quello che fa scattare il clic e porta a fare quella prima chiamata, quella che a tutti gli effetti dà il via al processo, è quando la motivazione interna supera il peso della procrastinazione - può avvenire gradualmente o può essere velocizzato da un accadimento particolarmente stressante e doloroso che sposta gli equilibri.

Se lavori sui mercati finanziari da tempo, avrai un’idea di dove inciampi più spesso - solo il fatto di chiederti come migliorare ti fa entrare in automatico nella cerchia di coloro che non negano l’evidenza dei fatti e non si nascondono dietro un dito.

A titolo indicativo e di certo non esaustivo, se sei a un passo dall’intraprendere un percorso del genere, facilmente sei in una di queste situazioni:

  • sei confuso su cosa fare e su come farlo: cadiamo tutti nella trappola dell’illusione della conoscenza, credendo che riempirci la testa di nozioni ci renderà più forti nel gestire il mercato finanziario, eppure più siamo carichi di informazioni e più non sappiamo che strada prendere
  • i tuoi risultati sono in stallo: nonostante corsi di formazione, tentativi e sforzi di vario genere, non stai progredendo come avresti voluto 
  • hai difficoltà a gestire le perdite in borsa: non ci si abitua mai alle perdite, siamo tutti naturalmente avversi alla perdita, ma la fatica a gestire lo stress e le emozioni intense che procurano gli investimenti finanziari ti hanno fatto/a entrare in un circolo vizioso da cui non vedi via di uscita
  • hai un livello di autostima basso: ti sei messo/a in testa che non sei capace e questo ingigantisce la tua paura di fallire. Non a caso, più la pensi così e più sbagli
  • desideri incrementare le tue performance: hai già buoni risultati, ma sei mosso/a dalla fame di migliorare ulteriormente e di scoprire fino dove puoi davvero arrivare con un addestramento mirato

Come vedi, nasce tutto dal tuo interno.

Mi è capitato di sentire richieste per lavorare su qualcun altro (es. la moglie che vuole che il marito la smetta di buttare soldi giocando in borsa), ma il cambiamento può avvenire solo se lo desideri tu in prima persona. Se lo vuole qualcun altro per te, non funzionerà mai (e in questo caso chi vuole che un’altra persona cambi, sarebbe opportuno riflettesse sulle proprie pretese, destinate tra l’altro a fallire miseramente).

Il cambiamento non può essere indotto dall’esterno, né da un coach, né da un parente, né da un amico. Anche se, solitamente per il quieto vivere, qualche richiesta del genere viene talvolta accontentata, se non si riesce a trovare rapidamente la chiave per accendere la miccia interiore, prevarrà sempre la svogliatezza e il percorso sarà decisamente in ripidissima salita.

Il momento della consapevolezza è l’attimo in cui comprendi sul serio - e senza suggerimenti esterni - che continuare nel tuo “modus operandi” non porterà i risultati a cui ambisci, è quando valuti la quantità e la qualità delle minusvalenze che hai accumulato nel tuo zainetto fiscale, nonché la qualità del tuo stato d’animo e le emozioni eccessive che si impadroniscono di te quando hai il mouse in mano e stai per chiudere un’operazione, e decidi che non è più il caso di continuare a raccontarsi che “la prossima volta andrà meglio”…

Questo barlume di luce è solo il punto di partenza, cui deve seguire l’azione, altrimenti ti fermi all’intenzione e non cambia nulla.

Questo risveglio è un atto di grande forza e responsabilità verso te stesso ed è il segnale che sei pronto per la trasformazione che ti porterà a sbloccare il tuo massimo potenziale.

C’è garanzia di successo? No, questa non c’è mai in niente (e ti invito a diffidare di chi sostiene il contrario), semplicemente perché i risultati non sono sotto il nostro controllo.

Quello su cui puoi imparare a prendere il controllo è su come tu reagisci a ciò che accade (una notizia improvvisa, un crollo repentino, un loss sul conto che sai che non ti potevi permettere etc).

Noi possiamo controllare il processo per influenzare il più positivamente possibile l’esito.

Per fare questo tu hai l’onere e l’onore di stare al timone, burrasca o non burrasca, e se ritieni che è venuto il momento di farti affiancare da chi ti farà tenere la rotta per il tempo necessario per andare da dove sei a dove vuoi arrivare, sai che è venuto il momento di fare quella prima telefonata.

"Il primo passo, sebbene il più difficile, è la scintilla che accende il cammino verso il cambiamento"