Foto di una conferenza sul trading tenuta da Luana Velardo
Luana Velardo
Preparatrice Mentale

Cosa fa un preparatore mentale?

11/2/25

Cosa fa davvero un coach? Come può un semplice dialogo generare cambiamenti concreti? Se te lo sei mai chiesto, sei nel posto giusto. Dopo anni di esperienza come coach, ho capito che il cuore di questa professione non sta nel dare consigli, ma nel porre le giuste domande. Un coach ti aiuta a fare chiarezza, a superare resistenze e a individuare soluzioni che da solo forse non avresti visto. Il coaching non è magia, ma un metodo basato su ascolto e strategia.

“Cosa fa nello specifico un coach, o preparatore mentale?”

“Come fa un coach a decifrare e comprendere quello che mi passa per la testa, e ancora di più a sapere quello che mi serve?”

“Come fa un semplice dialogo a produrre risultati concreti?”

Sono 3 domande più che legittime a cui ho dedicato gli ultimi anni per trovare delle risposte soddisfacenti.

Ti spiego quello che ho appreso io dal viaggio nel mondo del coaching, prima in qualità di coachee (termine orribile per indicare colui/colei che si fa assistere e guidare da un coach) e poi da coach in prima persona.

In estrema sintesi un coach ascolta e domanda.

Ascolta quello che dici, come lo dici e anche quello che non dici – tutto infatti è comunicazione, incluso il silenzio.

In base a quello che dici, il dialogo prosegue con domande, che si nutrono delle tue risposte, creando una sorta di danza che parte da un livello macro per arrivare progressivamente sempre più vicino al nocciolo della questione.

Un coach non dovrebbe fare affermazioni, non trova le soluzioni al posto tuo, non ti suggerisce quello che dovresti fare, perché nessuno meglio di te conosce la tua situazione e nessuno potrà mai sostituirsi a te nel prendere le tue decisioni.

Si crea un rapporto speciale tra coach e coachee, una collaborazione e una sintonia fatta di apertura, trasparenza e reciproca responsabilità, che sono il cuore del lavoro che si farà insieme, quella base che già da sola predispone all’impegno e alla realizzazione di cose che da soli è più difficile costruire, e soprattutto portare a termine.

Una volta instaurata la relazione, subentra l’impalcatura strategica del lavoro, che necessita di studio, allenamento, aggiornamenti, master e ogni tecnica che possa essere utile per diventare sempre più affilati e puntuali nel condurre il dialogo verso il raggiungimento dell’obiettivo concordato.

Ma questa è solo tecnica e, studiandola, si impara.

Quello che fa la differenza tra i coach secondo me è l’attitudine. Vale anche per chi si occupa di finanza: la tecnica la impari, ma se non hai l’attitudine o non riesci a coltivarla, la tecnica da sola non è sufficiente.

Io vengo dal mondo del trading e parlare con trader di tutti i tipi è il mio pane quotidiano da ormai 15 anni; ho visto trader molto capaci da un punto di vista cognitivo e preparati sul fronte tecnico non riuscire a portare a casa il risultato perché cadevano su errori comportamentali, su eccessi emotivi o sulla recidiva. Così come al contrario ho conosciuto persone tecnicamente meno qualificate che però, proprio perché privi di sovrastrutture e con un atteggiamento tanto semplice quanto pragmatico, riuscivano a ottenere risultati più decorosi, se non addirittura invidiabili.

La mia curiosità sconfinata mi ha portato a studiare quello che tutti noi abbiamo in comune in quanto decisori economici e al tempo stesso la straordinaria unicità di ciascuno di noi; nelle sessioni di coaching non ti farò lezione, non ti spiegherò come si calcola l’equivalenza finanziaria, né come si sono evolute le teorie psicologiche del cambiamento negli ultimi 50 anni.

Il mio ruolo come tua preparatrice mentale sarà di farti quelle domande che non ti stai facendo, da cui usciranno risposte inaspettate che ti faranno ampliare la visione e ti faranno prendere in considerazione alternative che finora hai tralasciato.

Se abbiamo una sola opzione, siamo bloccati in gabbia e se abbiamo due opzioni tra cui scegliere, viviamo un dilemma. Aggiungere nuovi modi di percepire e interpretare la realtà circostante ti darà maggiore libertà di azione - solo quando decidi in maniera attiva e autonoma aumenti il tuo senso di sicurezza e di autoefficacia. Sembra filosofia, ma io non conosco niente di più tangibile.

I risultati saranno una naturale conseguenza di questo processo.

Il risultato non è sotto il tuo controllo, ma il processo sì ed è su quello che dobbiamo e possiamo intervenire se vogliamo mettere in moto un cambiamento che porti a un miglioramento.

Ho identificato 5 funzioni che un coach deve saper padroneggiare, alternando flessibilità e fermezza dove e quando occorrono.

Semplifica La Complessità

Se ti rivolgi a un coach, il più delle volte è perché sei ingarbugliato in una situazione caotica – mentale e/o situazionale - più o meno complessa e le variabili in gioco sono talmente tante che ti ritrovi paralizzato nelle sabbie mobili.

La prima cosa da fare è un’istantanea della situazione per come viene presentata e catalogarla sotto il titolo “T ZERO”. Da qui si parte.

Un occhio esterno e non coinvolto emotivamente in prima persona prima di tutto vede le cose con più chiarezza e obiettività.

Ridurre la complessità significa analizzare l’esistente, eliminare gli elementi superflui o nocivi e riorganizzare gli elementi utili in modo funzionale e a seconda delle loro priorità.

Una volta tolto il superfluo e/o nocivo, si libera spazio per poter inserire e/o potenziare nuove risorse.

Chiarifica il reale problema/obiettivo

Molto spesso le persone si rivolgono a un coach ma non hanno chiaro il loro obiettivo, o pensano di avere un obiettivo quando in realtà assomiglia più a un desiderio e, solo strada facendo, arrivano a realizzare che spesso l’obiettivo reale era altro rispetto a quello inizialmente creduto.

Tra chi ha il dubbio se abbia da risolvere un problema o raggiungere un obiettivo (spoiler: nel dubbio, di solito è un problema) e tra chi crede di avere un problema, quando in realtà potrebbe essere solo una difficoltà, che è già su un livello diverso, il coach innanzitutto smonta questo caos – linguistico e concettuale – e lo trasforma in passi gestibili.

Più gli step sono più piccoli, più sono facili da monitorare e misurare e, proprio perché ridimensionati a livello percettivo, non faranno neanche più così tanta paura, come invece faceva paura il mostro iniziale.

Catalizza il cambiamento

Tutti cambiamo continuamente e tutto intorno a noi cambia continuamente, eppure fatichiamo a cambiare e ad accettare il cambiamento. È un paradosso!

Il cambiamento può essere in meglio o in peggio. Cambiare in meglio non è mai facile, perché ci si scontra con abitudini consolidate che, anche se magari in passato hanno avuto successo, anche se ora sono diventate negative e disfunzionali, continuano ad esercitare un certo fascino e una certa influenza.

Il problema non è mai il cambiamento in sé, ma piuttosto le resistenze che innalziamo rispetto al cambiamento. Le resistenze - interne ed esterne – rallentano, o nei casi più ostici addirittura bloccano il processo.

Il coach intercetta una strada percorribile con le risorse a disposizione e fornisce gli strumenti emotivi e strategici per agevolare il percorso, pronto a intervenire non appena si scorge un ostacolo all’orizzonte e prima che quest’ultimo abbia il tempo di trasformarsi in un blocco.

Aggira le resistenze

Le resistenze al cambiamento sono spesso radicate in credenze limitanti, paure o schemi mentali irrigiditi da tempo.

Il nostro lavoro non sarà andare a cercare le cause nel passato, né tanto meno le colpe o i colpevoli, non perché non siano importanti, ma perché se ti affidi a un coach – che non è un terapeuta - significa che mi stai chiedendo di assisterti nel trovare la soluzione. Perciò il focus sarà strategico e orientato alla soluzione.

Ignorare o combattere frontalmente le resistenze non è quasi mai la soluzione migliore. Aggirarle piuttosto attraverso metodi creativi, personalizzati e, perché no, fuori dall’ordinario può sembrare paradossale, ma funziona di più.

Immagina di fronteggiare un muro insormontabile: invece di sprecare energie tentando di abbatterlo, possiamo trovare un passaggio alternativo, come una porta nascosta, una scala o persino un nuovo percorso…

Introduce alternative

Questo secondo me è il cuore in assoluto della professione del coach.

Che tu voglia uscire da una situazione problematica – ad esempio tendi a ripetere sempre gli stessi errori - o che tu voglia potenziare le tue performance, quello di cui hai bisogno è vedere, sentire e toccare con mano che ci sono anche altri modi di pensare e fare le cose.

La ripetizione ci porta quasi a dimenticarci che esiste anche dell’altro, ma questo è un grandissimo autoinganno. Più ti apri con coraggio e fiducia all’esplorazione di nuove possibilità e più sei libero di scegliere, di sperimentare e così aumenteranno anche il tuo benessere e le probabilità di riuscita.

Le parole saranno anche intangibili, inafferrabili e invisibili, ma gli effetti che producono sono del tutto reali e concreti.

"Ogni domanda è un seme di conoscenza; ogni parola, il nutrimento che fa fiorire la saggezza."